I dati parlano chiaro: durante l’intera storia repubblicana non si è mai votato per le elezioni politiche più tardi di giugno.
Per l’esattezza la data più avanti nell’anno è stata il 26 giugno, per le elezioni del 1983.
Altro che giornalisti che fingono di intendersi di big data: qui troverete small data sul giorno esatto in cui si è votato per le 17 elezioni politiche in era repubblicana, partendo da un sofisticato conteggio. Quante volte si è votato in ciascun mese dell’anno?
Gennaio: 0
Febbraio: 1
Marzo: 1
Aprile: 6
Maggio: 4
Giugno: 5
Luglio: 0
Agosto: 0
Settembre: 0
Ottobre: 0
Novembre: 0
Dicembre: 0
Non è necessario essere Gauss o Archimede per accorgersi che non si è MAI votato per le elezioni politiche a gennaio, agosto, settembre, ottobre, novembre e dicembre. Qualche coraggioso esperto di economia e politica potrebbe persino azzardare una spiegazione: non si tengono elezioni politiche nei mesi in cui si discute e si vota la manovra finanziaria (oggi nota come legge di stabilità o legge di bilancio), cioè nella seconda metà dell’anno. E non è nemmeno una buona idea tenere la campagna elettorale durante quei mesi, e dunque nemmeno gennaio è il mese giusto per votare.
Guardate poi il grafico qui sotto, in cui riporto l’anno delle elezioni sull’asse delle ascisse e il numero dei giorni dall’inizio dell’anno rispetto al giorno in cui si sono tenute le elezioni sull’asse delle ordinate (esempio: le ultime elezioni si sono tenute il 24 febbraio 2013, cioè nel 55esimo giorno dell’anno).
Dentro la cosiddetta “nuvola dei punti” vi mostro anche la retta di regressione lineare, cioè la retta che meglio descrive -minimizzando gli errori che si fanno- i dati stessi. Ebbene, tale retta ha una pendenza negativa e dal punto di vista statistico questa pendenza negativa è significativamente diversa da una pendenza nulla (al 5% di confidenza).
Che cosa vuol dire? Che in media nel tempo si è votato per le elezioni politiche in una data che è sempre più vicina all’inizio dell’anno.
Altro che elezioni a settembre!