Dal gennaio 2013 a oggi soltanto al momento della nomina di Carlo Cottarelli come commissario della spending review, e nei giorni in cui sono stati resi pubblici i risultati di tale spending review, è accaduto che in Italia l’interesse “mediatico” per essa sia stato superiore a quello per il deficit. Anzi questo interesse per la spending review sembra avere un inesorabile trend negativo.
Uno strumento flessibile e abbastanza efficace per mostrare ciò consiste nell’utilizzare Google Trends, un’application di Google che permette di misurare nel tempo il numero di ricerche effettuate con tale motore di ricerca, specificando il paese da cui partono le ricerche misurate (in questo caso l’Italia) e confrontando diversi termini di ricerca.
Google Trends non ci dà il numero assoluto delle ricerche ma -per un dato insieme di termini di ricerca e per un dato intervallo temporale- fissa a 100 il numero di ricerche per il termine che in una certa settimana raggiunge il record di ricerche e scala verso il basso tutto il resto.
Ebbene, il grafico relativo al periodo che va dal gennaio 2013 alla metà di giugno del 2017 mostra quattro cose principali:
- Il picco massimo di ricerche si ha per l’espressione “spending review” a metà marzo 2014, quando furono resi pubblici i primi risultati dei gruppi di lavoro guidati da Carlo Cottarelli. A questo picco Google Trends assegna pertanto il valore di 100.
- Il secondo picco per “spending review” (molto più basso, in quanto gli viene assegnato il valore di 43) si è avuto precedentemente, cioè a metà del novembre 2013, quando Carlo Cottarelli ha illustrato pubblicamente la sua strategia d’azione (vedi qui).
- Con buona pace dei liberali che sperano in un crescente interesse per la revisione della spesa pubblica in Italia, il trend delle ricerche per l’espressione “spending review” -a parte i due picchi di cui sopra- è chiaramente negativo, in maniera che sembra inesorabile (perlomeno per ora).
- Ancora una volta a prescindere da questi due picchi di attenzione, è sempre largamente vero che il numero di ricerche in Italia della parola “deficit” è superiore a quello per l’espressione “spending review”.
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