Ieri purtroppo è morto Nanni Svampa, fondatore del mitico gruppo musicale dei Gufi, e grande cantastorie in milanese.
Da entusiasta partecipe della vita goliardica al Collegio Ghislieri di Pavia (alla facciazza di chi vuole male alla goliardia) non posso che sentirmi in un legame di fratellanza con Svampa, che iniziò la sua attività musicale e satirica proprio nella goliardia della Bocconi, dove si laureò in economia.
Come giustamente recita il testo della canzone dei Gufi Quando sarò morto “il lutto si deve abolire”, dunque qui come piccolo omaggio a Svampa metto i video di alcune delle canzoni dei Gufi e di lui come cantante solista a cui sono più affezionato. A partire naturalmente da Quando Sarò Morto:
L’umor nero dei Gufi viene fuori benone anche in Funeral Show, dove si racconta di un funerale per quel che è, cioè anche una grande o piccola recita mondana e sociale:
Come non ricordare poi Va Longobardo, sulla storia non esattamente edificante di Rosmunda obbligata da Alboino a bere “[…] nel cranio vuoto di tuo papà […]”?
E poi forse la mia preferita: Io Vado in Banca, sul tran tran della vita da bancario in un’Italia del boom che riusciamo a rimpiangere anche senza averla vissuta:
Non bisogna poi dimenticare la canzone in milanese La Balilla, scritta da Italo Corrias e interpretata da molti, incluso Gaber e Mina, qui interpretata dai Gufi.
Una decina di anni fa sono andato a sentire a Pavia uno show di Nanni Svampa: raramente ho riso così tanto per uno show che mischiava barzellette e canzoni con un ritmo eccezionale (pochi sono bravi a raccontare le barzellette come Svampa).
Non sono soltanto canzoni in milanese, come ad esempio ne Il Gallo è Morto, in cui ogni strofa è in una versione maccheronica di lingue diverse, dal francese al tedesco al latino (qui Svampa con il solo Lino Patruno dei Gufi):
Concludo con due canzoni di George Brassens, che nelle versioni in milanese fatte da Svampa sono molto molto meglio di quelle fatte forse con troppa enfasi da Fabrizio de André. Innanzi tutto sentite qui Il Gorilla:
Infine ecco La Rita de l’Ortiga, la storia di una ragazza che decide di dare da bere il latte dal suo seno a un gattino abbandonato, suscitando l’interesse di tutto il circondario (non per il gatto, anche se lei pensava così):