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Paura e delirio in Italia: le prossime elezioni politiche come referendum su eurexit

OK, qui provo a prendere Italexit, cioè l’uscita dall’Italia dall’Eurozona, sul serio: in che modo un governo italiano che sia euro-scettico, anzi euro-schifato, potrebbe effettivamente realizzare ciò? Mettiamo subito le cose in chiaro: un referendum sulla permanenza dell’Italia nell’Eurozona è allo stesso tempo incostituzionale (la Costituzione italiana vieta i referendum sui trattati internazionali) e completamente stupido dal punto di vista economico.

borghi_bagnai_salvini

 

 

Perché? Un’alta probabilità di una vittoria dei noeuro al referendum scatenerebbe immediatamente una corsa agli sportelli delle banche italiane, dal momento che imprese e cittadini non vorrebbero rimanere bloccati dentro conti correnti bancari che finiscono svalutati una volta che la nuova valuta italiana rimpiazzi l’euro: una tragedia finanziaria che qualsiasi studente universitario in economia che superi il livello della decenza potrebbe prevedere e dunque vorrebbe evitare.

Pertanto l’unico modo sensato per un paese come l’Italia di uscire dall’Eurozona è farlo in un “modo inaspettato”, per decreto, durante un (lungo) weekend di paura. In Italia, il partito più euroscettico è la Lega di Salvini, anche se bisogna rammentare come l’uscita dell’Italia dall’euro non faceva parte né del manifesto della coalizione con Forza Italia –wow che alleati fedeli!– durante le ultime elezioni politiche, né dell’attuale contratto di governo con il MoVimento 5 Stelle. Tuttavia, la Lega di Salvini dovrà affrontare un difficile puzzle strategico se nelle prossime elezioni generali sarà ancora favorevole a eurexit.

Per dirla in breve: se gli elettori e gli investitori in media pensano che un voto per la Lega di Salvini alle prossime elezioni sia di fatto un voto per attuare eurexit, allora il voto stesso diventa un referendum su eurexit. Un’alta probabilità attribuita all’evento che la Lega vinca le elezioni politiche si tradurrebbe in corse agli sportelli bancari e in un’esplosione dello spread sui titoli di stato italiani, secondo un meccanismo che imita il caso del referendum discusso sopra. La ragione è che i risparmiatori (razionali) e gli investitori probabilmente si metterebbero in azione immediatamente, e il contagio potrebbe influenzare anche i risparmiatori che non sono altrettanto razionali.

Sotto questo profilo, una via d’uscita per Salvini, al fine di evitare l’innesco di questo meccanismo distruttivo, consisterebbe nel dichiarare in maniera esplicita durante la campagna elettorale che eurexit non fa assolutamente parte del programma elettorale della Lega. Ma chi gli credererebbe? Il punto è che Salvini potrebbe voler ingannare gli elettori, esattamente con lo scopo di evitare il meccanismo perverso del quasi referendum di cui dicevo sopra.

Parliamoci chiaro: non esiste un meccanismo vincolante credibile per evitare un’eurexit a sorpresa, poiché questo è ciò che i consiglieri economici di Salvini, ovvero il deputato Claudio Borghi e il senatore Alberto Bagnai, hanno proposto innumerevoli volte nel passato remoto e recente. Il modello citizen-candidate di Besley e Coate trova precisa applicazione qui: i candidati non possono impegnarsi in modo credibile a implementare ciò che non amano personalmente o ciò che i loro consiglieri odiano ferocemente.

Conclusione: l’influenza dei consulenti economici anti-euro Borghi e Bagnai all’interno della Lega sarà presa seriamente in considerazione da parte di investitori e dai risparmiatori razionali, e incorporata nelle loro previsioni, trasformando le prossime elezioni generali in un referendum su eurexit.

Sotto tali condizioni la promessa di non uscire dall’euro da parte di Salvini NON È CREDIBILE.

 

PS: per il piacere degli occhi e della mente, ecco alcuni rinfrescanti e moderati tweet scritti da Borghi e Bagnai.

esilio_traditori_Borghi

 

bagnai_sangue_stronzata

 

 

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