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Dipendenza da Dagospia: liberiamoci!

Questo è un appello serio: è ora che gli italiani -e soprattutto le cosiddette élite– si liberino dalla dipendenza dal sito Dagospia, utilizzato per leggere notizie e pettegolezzi lì senza doverli cercare altrove.

Come mai questo appello? Io ritengo che Dagospia faccia male al dibattito politico ed economico italiano, perché da qualche anno a questa parte il sito creato da Roberto D’Agostino è sempre più populista, becero ed ideologicamente schierato a favore delle forze sovraniste.

Roberto_D'Agostino_3

In che modo? Innanzi tutto, i titoli scelti dalla redazione per riassumere gli articoli provenienti da altre fonti sono diventati sempre più populisti, beceri ed ideologicamente schierati: non dimentichiamoci che molte persone leggono solo quelli. E chi legge il resto degli articoli si fa comunque influenzare dai titoli nella lettura di quel che viene dopo.

Questo fenomeno non l’ho scoperto io (purtroppo): è ben analizzato dagli studi di comunicazione -politica e non- e si chiama framing. Per un dato argomento di cui ci si vuole occupare, il framing consiste nello scegliere “l’inquadratura” con cui trattare quell’argomento, quali aspetti sottolineare, quali collegamenti fare con altri temi, tipicamente con il fine di persuadere qualcuno oppure di proporgli una visione simile a quella che ha già dall’inizio.

Ad esempio Dagospia potrebbe voler dare la colpa agli immigrati clandestini oppure all’Europa  per qualsiasi male che colpisca l’Italia: per ottenere ciò, la strategia consiste nel parlare male -già nel titolo- degli immigrati clandestini e/o dell’Europa, a prescindere dall’argomento trattato. Nel fare ciò, qualcuno potrebbe essere persuaso a cambiare idea e a dare la colpa agli immigrati clandestini e/o all’Europa, mentre altri potrebbero essere semplicemente confermati  nella loro convinzione iniziale che è “Tutta colpa degli immigrati clandestini, dell’Europa, del PD e di Renzi. E anche di Macron”.

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Non solo: la posizione ideologica di Dagospia si vede ancor meglio negli articoli esclusivi scritti per il sito, che possono tranquillamente essere partigiani sia nel titolo che nello svolgimento, oppure nelle cosiddette notizie “FLASH”, che consistono soltanto in una foto e nel titolo, per cui il testo dell’articolo è il titolo stesso.  Dal punto di vista più schiettamente politico da parecchi anni Dagospia ammicca alle posizioni antieuropeiste, e sembra nutrire molte più simpatie per Salvini che per chiunque altro.

flash_pompeo

E che male c’è nell’avere più simpatia per Salvini che per Renzi? Che male c’è nel farsi spiegare la politica americana da Maria Giovanna Maglie invece che da qualcun altro che ne sappia un po’ di più, e che sia meno schierato a favore di Donald Trump? Tutte queste scelte -vivaddio!- non hanno nulla di male, ma il problema riguarda la struttura del mercato per siti come Dagospia che funzionano come agili aggregatori di notizie: non esiste un concorrente centrista di Dagospia, come non esiste un concorrente di sinistra.

Dunque è il monopolio di Dagospia in questo mercato a darmi fastidio (e non credo soltanto a me): dato che a me interessa quel tipo di prodotto (un aggregatore agile e divertente di notizie e di pettegolezzi) mi trovo di fronte alla scelta troppo netta tra l’utilizzare l’unico sito disponibile sul mercato che ha una collocazione ideologica lontana dalla mia, oppure di non utilizzare nulla, così da non subire un orientamento politico sgradito ma nel contempo privandomi della comodità del servizio.

“Che fare?”  [direbbe un Lenin 2.0] 

HO DUE RISPOSTE.

La prima è individuale, un po’ paracula se volete, ma tant’è: continuo a leggermi i pezzi su Dagospia imprecando contro la sua posizione ideologica fastidiosa, ma nel contempo porto avanti la politica di non condividere “sui social” (come direbbe la D’Urso 1.0) i pezzi che trovo lì. Detto in altri termini: non ho nessuna intenzione di dare pubblicità gratuita a Dagospia.

La seconda risposta è “di mercato”: a mio parere c’è spazio per mettere in piedi un sito alternativo a Dagospia che si collochi al centro o comunque più a sinistra del sito originale.

Lo troviamo qualche imprenditore o giornalista italiano ricco che vuole provarci?

 

 

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4 pensieri riguardo “Dipendenza da Dagospia: liberiamoci!

  1. Non servono giornalisti ricchi. Servono giornalisti che abbiano voglia di cercare le notizie. E di non limitarsi a passare i comunicati stampa. Ne servono 4-5, che si autofinanzino con max 5k cadauno e decidano di lavorare gratis. Prendiamo esempio da com’è nata Mediapart…

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  2. Bell’articolo!
    Stesso pensiero, prima lo seguivo regolarmente ma ora ho limitato per via di questa eccessiva faziosità.
    Perso di credibilità sulle notizie presentate.
    Non serve un sito di sinistra, occorre un aggregatore uguale ma bipartisan.

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  3. A me piace così come è, e visto che si finanzia con le pubblicità, che in realtà apprezzano chi ha più visualizzazioni, non credo che chi dirige il giornale dagospia abbia intenzione di spostarsi su posizioni più a sinistra per poi perdere pubblico e soldi…. Il mercato detta le regole!

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